mercoledì 23 novembre 2011

Teatro Palladium Università Roma Tre
Roma, 28-29-30 Novembre 2011
In occasione del XXII Convegno Internazionale di Studi Cinematografici "Cinema & Diversità Culturale" cinema, teatro, videoarte, musica, comunicazione a cura di Giorgio De Vincenti e Marco Maria Gazzano,  Acà Nada di Gianni Toti è proiettata nella esposizione permanente  "Geografie meravigliose e differenze culturali: la videoarte e la re-immaginazione del Villaggio Globale" esposizione internazionale di arti elettroniche
a cura di Marco Maria Gazzano
Sarà possibile consultare il programma del convegno al seguente link   http://www.dicospe.com/

mercoledì 2 novembre 2011

DALLA SPAGNA... UNO SPECIALE SU GIANNI TOTI


È appena uscito il nuovo numero della rivista Spagnola "Sans Soleil" con uno speciale dedicato a Gianni Toti!


Il numero è stato realizzato con la collaborazione della Casa Totiana.

mercoledì 5 ottobre 2011

Mostra Invideo

Salone della Videoarte:
da lunedì 17 Ottobre sarà possibile presso l'Archivio Invideo entrare nel mondo della Videoarte tramite una serie di appuntamenti che si terranno rispettivamente nei seguenti giorni:

17 OTTOBRE Nam June Paik e Wolf Wostell
24 OTTOBRE Bill Viola
• 7 NOVEMBRE Robert Cahen
• 14 NOVEMBRE Gianni Toti
• 28 NOVEMBRE Steina e Woody Vasulka

Tutti i lunedì dalle 16.30 alle 17.30  presso la Fabbrica del Vapore a Milano.
Ingresso gratuito, si consiglia la prenotazione
Per info e prenotazioniAnnamaria Materazzini info@mostrainvideo.com – oggetto: salotto video arte

sabato 1 ottobre 2011

Riapertura Casa Totiana

bacheca Casa Totiana
La Casa Totiana riapre le porte a studenti e soci ogni mercoledì dalle 15:00 alle 19:00.
Da Ottobre la gestione della segreteria verrà svolta da Chiara Pascucci affiancata da Silvia Moretti.

giovedì 7 luglio 2011

Gianni Toti e le diSper(iment)azioni Rai - intervista di Anna Barenghi

Conversazione telefonica, 12/04/06; incontro, 13/04/06, Roma.

Come si è svolta la Sua esperienza di collaborazione con la Rai? 
Non ho mai collaborato con la Rai. Nessuna persona sensata ha mai lavorato con la Rai… La Rai non è una entità vera: non esiste la Rai, in un certo senso, se posso dirlo. Io sento la televisione, sento che parlano parlano parlano, ma non si capisce mai se parlano veramente, se pensano veramente, se c’è qualcuno che pensa, nella Rai.

Nemmeno ai tempi del Settore Ricerca e Sperimentazione Programmi (1976-1987)? 
I tempi della Ricerca e Sperimentazione della Rai sono finiti qualche decennio fa. Io, veramente, trovo un po’ difficile persino tentare di ritrovare dei ricordi di un periodo che in realtà è fondato su una vera e propria inesistenza reale… Stiamo vivendo in un periodo così oscuro e indefinito, che io non riesco quasi più a pensare a qualcosa che faccia parte, appunto, di una sperimentazione, esperienza, di una empirìa. Quando tu mi dici che c’è stato un tempo di sperimentazione… sì, c’è stato; ma veramente io non riesco neanche più a pensarlo.

Però Lei riuscì a sperimentare l’uso di alcune macchine, che erano praticamente inutilizzate, o utilizzate in maniera ordinaria dai tecnici stessi della Rai, e a realizzare opere come Per una videopoesia (1980), i Videopoemetti (1981), la “Trilogia Majakovskijana” (1983). 
Sì, certo, è così… ma è una cosa quasi impalpabile, questa esperienza. Sì, qualcosa è stato fatto, ma io non riesco più a pensarlo molto, sinceramente.
Un mio amico carissimo, Italo Moscati, era responsabile della realizzazione di film… Ma poi è finito tutto, dopo non c’è stato più niente di tutto ciò. Non esiste, in Rai, la “ricerca e sperimentazione programmi”. Ormai fa parte della storia. O meglio, la Rai non ha storia…
Quando si parla di “ricerca e sperimentazione programmi”, si dice qualcosa che non esiste. La Rai, in sé, non esiste; esiste la televisione, che è un’altra cosa. La Rai dovrebbe essere Radiotelevisione Italiana…; invece non hanno un minimo di intelligenza, non hanno capacità di pensare. Secondo me la Rai in realtà non è mai esistita.

Nel 1977, con Annita Triantafyllidou, Lei realizzò una ricerca intitolata Videolettura. 
Annita Triantafyllidou era una donna simpaticissima, e anche capace. Era cipriota, l’ho conosciuta benissimo; e poi di lei non ho più saputo niente, è proprio sparita.
Praticamente fu lei la responsabile del mio avvicinamento al video. Era una ragazza molto giovane, avrà avuto venticinque anni; e aveva interesse un po’ per tutto, e per nulla nello stesso tempo. Lei mi venne a trovare una volta e mi disse: “Io di video non ci capisco niente e non ci voglio capire niente, però mi trovo ad andare sempre lì a Via Teulada, alla Rai, perché fa parte di quello di cui mi sto occupando – anche se in realtà non me ne sto occupando, perché io voglio tornare a Cipro e smettere con questa cosa… – Senti, Gianni, forse tu dovresti occuparti un po’ di questo video maledetto di cui io non voglio occuparmi assolutamente! Ci sono dei giovani amici che io ho conosciuto lì: potresti andare a conoscerli, e vedere di fare qualcosa per questo video…”.
E così, io che non mi ero ancora avvicinato al video e non avevo nessuna voglia di occuparmene, andai lì, per curiosità, conobbi cinque-sei ragazzi che erano simpatici. Erano tecnici, ma non c’era una capacità di pensare o di elaborare una attenzione a fare i video… Loro stavano lì, a Via Teulada, ma senza fare niente di diverso, niente di speciale. Mi misi, così per curiosità, a fare alcune cose…

Poi nacque Per una videopoesia… 
Sì, questa fu la prima cosa che ho fatto.

Quindi questa è la prima cosa in assoluto che fece con il video?
Sì, con quei ragazzi che non sapevano che cosa fare… e allora dissi loro: “Facciamo qualche cosa, e cominciamo a fare Per una videopoesia”: questo era il titolo che mi ero inventato, e così è nata Per una videopoesia.

I videopoemetti e le videopoesie erano stati pensati come intervalli televisivi? 
Be’, l’idea era questa… Io ne avevo parlato con la Rai, ma loro erano incapaci di pensarlo, di capirlo. Dissi: “Siccome sono brevi poemetti di video, sono piccoli video, sarebbe interessante, secondo me, che il pubblico – che vede sempre la televisione in modo non elaborato, non serio – prendesse l’abitudine di vedere, ogni tanto, un video piccolo, breve, di pochi minuti, di 2 o 3 minuti”: un video, che non è la televisione…
Questo era il mio progetto, ma non lo presero neanche in considerazione; se ne discusse molto, ma c’era proprio incapacità di pensarlo, in questi personaggi che lavorano alla Rai: non sono capaci di pensare nulla, non hanno né un progetto, né un’idea… Infatti rispondevano: “Come si fa a fare una televisione così? Non è possibile”. Invece è possibilissimo…

La “Trilogia Majakoskvijana” si compone di opere video di maggior durata, anche di un’ora – un’ora e mezzo. Quindi queste non erano pensate come intervalli televisivi? 
No, le pensavo come creazioni video.

E, anche in questo caso, pensava a una possibile messa in onda? 
Sì, io ci pensavo, ma loro invece…
La Rai si rifiutò di mandare in onda le mie opere, se non alcuni frammenti, citazioni senza significato, senza importanza.

Non c’era con i dirigenti Rai un confronto, almeno a livello di progetti? 
No, assolutamente.

Lei poi iniziò con la Rai il progetto di SqueeZangeZaùm. Quando nel 1987 la struttura di sperimentazione fu chiusa, Lei minacciò di lanciare lo scrittoio dalla finestra…
Be’, io avevo lavorato per fare SqueeZangeZaùm, e quindi andai alla Rai e dissi: “Allora, adesso realizziamo questa cosa”. E invece questi banditi mi dissero: “Ma no; adesso no, aspetta. Noi abbiamo intenzione che tu, così bravo, invece di occuparti di questa cosa, ti occupi di qualcos’altro…”. Mi avevano proposto delle cose assurde, volevano che facessi qualcosa come piccoli film o cartoni animati… E io mi arrabbiai moltissimo, dissi: “Voi siete matti! Voi non volete fare una cosa per la quale da tempo io sto lavorando, avendone parlato sempre con voi”. Persi la testa, al punto che volevo veramente schiaffeggiarli tutti. E poi loro mi acchiapparono, mi tenevano proprio, perché io ero davvero furibondo. Dissi: “Se voi non smettete di tenermi così, io farò qualcosa che voi rimpiangerete; perché prenderò questa bella scrivania e la scaraventerò dalla finestra, sul cavallo. E così, non soltanto io mi toglierò lo sfizio di colpirvi: il cavallo è famoso, e, se la scrivania cadrà sul cavallo, in tutta Italia si verrà a sapere cos’è successo alla Rai; tutti sapranno che alla Rai si è arrivati al punto di non saper più intrattenere dei rapporti con la gente, con gli artisti… E sarà una brutta cosa”. E io ero arrivato al punto di volerlo fare davvero: ero serio, non è che stessi scherzando; perché allora io ero furibondo per tante cose che c’erano nel mondo – e ci sono anche adesso: sono un po’ furibondo sempre…
Avevo proprio preso la scrivania, la stavo per lanciare. Chiamarono della gente per tenermi…
Poi io me ne andai, e lasciai perdere la Rai, non volli avere più rapporti con loro.

Ho notato, in queste opere, un carattere dichiarato di sperimentazione: la volontà di sottolineare che si sta facendo qualcosa di sperimentale, più che realizzare un’opera compiuta; fin dal titolo: Per una videopoesia. Tutto ciò che si pensa è sperimentale. Tutto è empirico. Non c’è la espirìa; noi diciamo “esperienza”, ma invece bisognerebbe dire “empirienza”, dal verbo che significa “provare”. Io ho sempre pensato che tutto ciò che è pensiero dell’uomo, reale, pratico, pragmatico, è empirico.

In VALERIAscopia, la danza della ballerina è una danza provata, quasi svogliata: è come se accennasse i movimenti, invece di eseguire una danza vera e propria. 
Sì, in VALERIAscopia si provava, proprio perché non fosse una cosa di teatro o di televisione… Non era una danza, ma era un movimento così, più che danzato, provato; come era secondo un’idea di prova. Non era un ballo, era una prova di spazio; Majakovskij era questo… C’era un rapporto con Majakovskij: VALERIAscopia (da scopìa, visione; la televisione dovrebbe essere chiamata telescopìa) era la ballerina majakovskijana, Majakovskij e lei erano la stessa cosa.


La Sua voce, nei video, spesso parla delle tecniche utilizzate, come la chiave di colore, il rallentamento, l’oscilloscopio. Nel rapporto con le macchine, c’era anche l’idea di esplorarne gli utilizzi alternativi, sperimentando gli errori, o i disturbi? 
Nelle mie opere, tutto è una sperimentazione. Non è che siano state volute, che ci fosse una trama… Non c’è una trama. Per esempio, nella Fine della morte del trionfo, a un certo punto c’è il diavolo; non è che, prima di farlo, io avessi pensato: “adesso faccio il diavolo”, è venuto così, provando e sperimentando… Credo che tutto sia così, tutto è un esperimento.

martedì 28 giugno 2011

AVVISO

La Casa Totiana avvisa i soci e tutti gli interessati che la consultazione dei materiali totiani riprenderà a partire da inizio settembre, dopo la pausa estiva.
Potete rimanere aggiornati sulle nostre iniziative tramite FaceBook, oppure scrivendoci all'indirizzo email: segreteria@lacasatotiana.it

Buona estate dalla Casa Totiana

lunedì 20 giugno 2011

Giornata Totiana - 24 giugno 2011

Anche quest'anno per il 24 giugno, giorno della sua nascita, pubblichiamo il numero della rivista online dedicato a Gianni Toti, alla Giornata Totiana. Grazie a TOTI voi!



Potete scaricare la rivista in formato pdf (circa 20 MB) al seguente link:

SCARICA LA PUBBLICAZIONE 24 GIUGNO 2011

L'operazione potrà richiedere qualche minuto.
Potete altrimenti sfogliare la rivista in formato flip-book, qui di seguito:



lunedì 2 maggio 2011

I protagonisti della videoarte. Omaggio a Gianni Toti

a cura dell'Archivio Storico della Video Arte di Bologna
giovedì 28 aprile - h. 18.00
MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna

Si è tenuto nella bella sede del MAMbo l'omaggio a Gianni Toti, quarto incontro di 30 anni di arte in video: incontri visioni e storie, la rassegna interamente dedicata alla video arte e ai suoi protagonisti curata dall'Archivio Storico della Video Arte di Bologna, in collaborazione con MAMbo.
Sono intervenuti Vittorio Boarini (Università di Bologna), Sandra Lischi (Università di Pisa), Pia Abelli (Casa Totiana, comune di Roma), Elisa Zurlo (artista), coordinati da Carlo Terrosi (Boart).
La serata è stata punteggiata dalla visione di estratti di opere totiane, tra cui "E di Shaul e dei sicari sulle vie di Damasco", "Veritazione", "SqueeZangeZaum", "Gramsciategui ou les poesimistes", "La morte del trionfo della fine".

Citiamo da "La Repubblica" del giorno 28 aprile 2011, sezione bologna:
OMAGGIO A GIANNI TOTI POETA SEDOTTO DALL'ELETTRONICA
"Il Video e l'elettronica si possono mettere al servizio della poesia per dare vita a opere del tutto originali in cui i linguaggi si fondono, in cui il cinema mette in discussione il suo ruolo e l'immagine sullo schermo ribalta i codici compositivi. E' questa l'opera e il pensiero di Gianni Toti, scrittore, giornalista, autore cinematografica, ideatore della "poetronica"...
p.n.

mercoledì 16 marzo 2011

Notizie totiane dalla rete...

Digitando "gianni toti" in rete sono moltissime le notizie e i documenti che emergono.
Ne segnaliamo alcuni, che abbiamo dettagliato anche nella pagina facebook della casa Totiana:
- all'indirizzo http://www.taxidrivers.it/tag/underground/page/2 trovate il contributo sulla Casa Totiana di Salvatore Insana;

- all'indirizzo http://www.mpnews.it/index.php?section=articoli&category=49&id=6422%2FLa+videopoetronica+di+Gianni+Toti un articolo su Gianni Toti firmato da Claudio Fora
il 4 dicembre 2010;

- all'indirizzo http://www.ata.org.pe/pdf/libro/30-31.pdf l'articolo di José-Carlos Mariategui su "Tupac Amauta";



giovedì 3 marzo 2011

La casa totiana su Facebook

Dal 9 febbraio 2011, La Casa Totiana ha la propria pagina su facebook.
Potete trovare tutti gli aggiornamenti sulle attività in corso e sui progetti presenti e futuri.
Visitateci: Pagina faceboook della Casa Totiana

Da "il padrone assoluto" alla "crisi italiana"

Segnaliamo l'articolo di Mario Lunetta "La crisi italiana (1)" apparso sulla rivista del Sindacato Nazionale degli Scrittori - LE RETI DI DEDALUS:

Lo trovate completo all'indirizzo:

In esso, Lunetta riporta alcuni stralci dal romanzo totiano "Il padrone assoluto" (Feltrinelli 1977):

"A proposito del tema del Padrone, del Capitale e della Morte, forse non molti tra noi ricordano che nel remoto 1977 uscì da Feltrinelli il secondo, notevolissimo romanzo di Gianni Toti, Il padrone assoluto. Sembrava un’incriminazione ed era, in realtà, un’anticipazione. Si andava già, in un’orgia di sconvolgimenti, sussulti, implacate contraddizioni e altre oscurità, verso l’omologazione degli anni Ottanta, che ancora dura e s’è incancrenita in una lunga assuefazione, e che solo qualche sussulto episodico (eppure qualche volta di forte significato) si prova a smentire. Nel romanzo totiano al grandioso dominio della morte che il dominio padronale impone alle moltitudini si contrappone la vitalità della parola che instancabilmente rinnova la propria critica/autocritica e il proprio senso mai compiuto attraverso lo scotto del lavoro, la fatica della libera intelligenza, il  dolore della separazione, la difesa a oltranza del proprio significato nel mondo.

“Rarefazioni e silenzio, adesso. C’erano ancora tutti e non c’era più nessuno, nella camera della morte da camera ormai tutta suonata. La pulsazione era sola, in tutte le vene, in tutte le righe, in tutti i punti e gli accapi, e più negli spazi bianchi, nelle dilatanze, nelle vaghe imprecisioni dei dettati. Uscirono, entrarono, non sapevano se e come. Forse restarono qui, per questo sempre così scritto. L’ultimo nemico da annientare era il padrone capitale assoluto, la morte incompiuta eterna, amen, certo, così, è fermo e solido, in verità, così è, non sia così, io sono io non sia amen, anche tu, stai finendo di, stai cominciando a leggerti, forse tutto comincia prima del silenzio, con le parole della fine, con la fine delle parole, sì?”.
    
È la fiducia imperterrita nel pensiero-immagine formalizzato nella scrittura, nel segno, nella memoria che si proietta in avanti dalle viscere del presente. È, alla fine di chissà quale altro principio, ciò che non avviene e anzi viene negato dall’odierno macrosistema del padronato della comunicazione e della cultura, intesa anche – ovviamente – come letteratura, cinema, teatro, arti visive, musica etc. Perché la cultura, intesa non esclusivamente nelle sue modalità antropo-sociologiche, ma in quelle di un’interrogazione inesausta del mondo, nei suoi fatti, nei suoi pensieri e nelle sue potenzialità, id est in termini di linguaggi, è sempre fondatrice di progetti di libertà: e per affermare questa sua incoercibile natura non può che sparigliare le carte, senza tregua e senza chiedere permessi di sorta. È ciò che il sistema della coercizione non può tollerare."

lunedì 10 gennaio 2011

Disegni di un viaggio tra i colori di Marinka Dallos...



Martedì 14 e mercoledì 15 dicembre i bambini delle classi terze .quarte e quinte dell’istituto Lante della Rovere sono stati i protagonisti di un laboratorio sui dipinti di Marinka Dallos. Attraverso varie attività di gioco i bambini hanno insegnato ai loro occhi occhi a non accontentarsi di una visione superficiale dell’arte: ogni dipinto, lo abbiamo scoperto insieme, va esplorato in tutta la gamma dei suoi colori, delle sue figure (quanti gatti per esempio!) e delle sue tecniche...in quella sintesi tra realtà e fantasia, sogno e sensibilità che è tipica dell’arte naif e dei disegni che i bambini hanno realizzato.

Trovate tutti i disegni dei bambini nell'album del nostro profilo fb:
http://www.facebook.com/pages/La-Casa-Totiana/125356537535578?ref=ts

Il ricordo di Gianni Toti nelle parole di Mercier

Le 8 janvier 2007 est mort le poète électronique Gianni Toti. Les Instants Vidéo ne seraient vraiment pas ce qu’ils sont devenus sans le regard toujours critique et attentionné que cet internationaliste de la première heure a porté sur nous jusqu’à son dernier souffle.
Il nous manque. Il manque à tous ceux qui l’ont côtoyé. Il n’a jamais cessé de lutter avec les armes de la poésie du verbe et de l’image pour un monde où enfin il ferait bon vivre. Il n’a jamais démissionné devant ses responsabilités de conjointement changer la vie et changer le monde. Nous lui envoyons mille fleurs.

On January 8th 2007 the electronic poet Gianni Toti died. Internationalist from the very beginning, Gianni never stopped supported Les Instants Vidéo with a critical but attentive look that took a role in the construction of our identity.
We missed him.All his friends missed him.The poetry of the words and the images were his weapons for the unceasing battle he gave for a better world. He never gave up his responsibilities to transform jointly life and the world. Lets send him thousand of flowers.