mercoledì 16 marzo 2011

Notizie totiane dalla rete...

Digitando "gianni toti" in rete sono moltissime le notizie e i documenti che emergono.
Ne segnaliamo alcuni, che abbiamo dettagliato anche nella pagina facebook della casa Totiana:
- all'indirizzo http://www.taxidrivers.it/tag/underground/page/2 trovate il contributo sulla Casa Totiana di Salvatore Insana;

- all'indirizzo http://www.mpnews.it/index.php?section=articoli&category=49&id=6422%2FLa+videopoetronica+di+Gianni+Toti un articolo su Gianni Toti firmato da Claudio Fora
il 4 dicembre 2010;

- all'indirizzo http://www.ata.org.pe/pdf/libro/30-31.pdf l'articolo di José-Carlos Mariategui su "Tupac Amauta";



giovedì 3 marzo 2011

La casa totiana su Facebook

Dal 9 febbraio 2011, La Casa Totiana ha la propria pagina su facebook.
Potete trovare tutti gli aggiornamenti sulle attività in corso e sui progetti presenti e futuri.
Visitateci: Pagina faceboook della Casa Totiana

Da "il padrone assoluto" alla "crisi italiana"

Segnaliamo l'articolo di Mario Lunetta "La crisi italiana (1)" apparso sulla rivista del Sindacato Nazionale degli Scrittori - LE RETI DI DEDALUS:

Lo trovate completo all'indirizzo:

In esso, Lunetta riporta alcuni stralci dal romanzo totiano "Il padrone assoluto" (Feltrinelli 1977):

"A proposito del tema del Padrone, del Capitale e della Morte, forse non molti tra noi ricordano che nel remoto 1977 uscì da Feltrinelli il secondo, notevolissimo romanzo di Gianni Toti, Il padrone assoluto. Sembrava un’incriminazione ed era, in realtà, un’anticipazione. Si andava già, in un’orgia di sconvolgimenti, sussulti, implacate contraddizioni e altre oscurità, verso l’omologazione degli anni Ottanta, che ancora dura e s’è incancrenita in una lunga assuefazione, e che solo qualche sussulto episodico (eppure qualche volta di forte significato) si prova a smentire. Nel romanzo totiano al grandioso dominio della morte che il dominio padronale impone alle moltitudini si contrappone la vitalità della parola che instancabilmente rinnova la propria critica/autocritica e il proprio senso mai compiuto attraverso lo scotto del lavoro, la fatica della libera intelligenza, il  dolore della separazione, la difesa a oltranza del proprio significato nel mondo.

“Rarefazioni e silenzio, adesso. C’erano ancora tutti e non c’era più nessuno, nella camera della morte da camera ormai tutta suonata. La pulsazione era sola, in tutte le vene, in tutte le righe, in tutti i punti e gli accapi, e più negli spazi bianchi, nelle dilatanze, nelle vaghe imprecisioni dei dettati. Uscirono, entrarono, non sapevano se e come. Forse restarono qui, per questo sempre così scritto. L’ultimo nemico da annientare era il padrone capitale assoluto, la morte incompiuta eterna, amen, certo, così, è fermo e solido, in verità, così è, non sia così, io sono io non sia amen, anche tu, stai finendo di, stai cominciando a leggerti, forse tutto comincia prima del silenzio, con le parole della fine, con la fine delle parole, sì?”.
    
È la fiducia imperterrita nel pensiero-immagine formalizzato nella scrittura, nel segno, nella memoria che si proietta in avanti dalle viscere del presente. È, alla fine di chissà quale altro principio, ciò che non avviene e anzi viene negato dall’odierno macrosistema del padronato della comunicazione e della cultura, intesa anche – ovviamente – come letteratura, cinema, teatro, arti visive, musica etc. Perché la cultura, intesa non esclusivamente nelle sue modalità antropo-sociologiche, ma in quelle di un’interrogazione inesausta del mondo, nei suoi fatti, nei suoi pensieri e nelle sue potenzialità, id est in termini di linguaggi, è sempre fondatrice di progetti di libertà: e per affermare questa sua incoercibile natura non può che sparigliare le carte, senza tregua e senza chiedere permessi di sorta. È ciò che il sistema della coercizione non può tollerare."