martedì 7 dicembre 2010

APPUNTAMENTO (2)




MARINKA DALLOS
Un viaggio tra i colori


L’11 dicembre 2009, presso l’Istituto compresivo Alfieri - Lante della Rovere è stata inauguarata l’esposizione permanente dei dipinti della pittrice näif Marinka Dallos (1929-1992).
A un anno di distanza, l’associazione culturale La Casa Totiana, che questa esposizione ha caldeggiato e sostenuto, propone ai bambini delle scuole primarie, ai loro genitori, agli insegnanti e a tutti gli interessati un momento di esplorazione dell’universo dell’artista attraverso una visita guidata tra le tele e gli oggetti esposti negli spazi della Scuola. 
L’incontro vuole essere un momento per ripercorrere la storia della pittrice e di quel movimento artistico che attraverso le emozioni, le tinte vivaci e la spontaneità della rappresentazione opera sulla realtà ponendosi in sintonia anche con la sensibilità espressiva dell’infanzia.
E’ questa, inoltre, un’occasione per interrogare colori, forme, atmosfere e soggetti nati dal felice incontro di due culture diverse, quella romana e quella ungherese. Tra la fiaba e la realtà.

Incontri per le classi terze, quarte e quinte della Scuola Lante della Rovere nelle giornate di martedì 14 e mercoledì 15 dicembre.

Mercoledì 15 dicembre apertura e visita guidata a ingresso libero dalle ore 16:30 alle ore 18:00. Via Tevere 22, Roma.

APPUNTAMENTI (1)


Segnaliamo per gli interessati una serata di proiezioni di alcune opere totiane all'interno di CINEMA E ENERGIA, XVI convegno internazionale di studi cinematografici, Scienze, materie, linguaggi, a cura di Giorgio De Vincenti e Marco Maria Gazzano.


Giovedì 9 dicembre 2010
Teatro Palladium
ore 21:00
Lo sguardo di Gianni Toti sull’immaginario scientifico
I linguaggi e le arti, la scienza e la ricerca dell’assoluto
a cura di Marco Maria Gazzano (Università Roma Tre) e
Sandra Lischi (storica delle arti elettroniche, Università di Pisa)

Proiezione delle VideoPoemOpere: L’arnia cosmica. Nascita, vita e morte delle stelle (8’), I raggi cosmici e l’odoscopio (6’), L’Ordine, il Chaos, il Phäos (25’) dalla serie L’immaginario scientifico (Trieste/Udine/Roma, Italia 1986); e di Terminale intelligenza (Università di Pisa, Italia 1990, 60’) in collaborazione con LA CASA TOTIANA SBP, KINEMA (Roma)

Trovate il programma completo del convegno a questo link: http://www.dicospe.com/public/programma.pdf

Attenzione: a corredo del convegno troverete in vendita gli ultimi, i penultimi, i terzultimi libri scritti da Gianni Toti.

mercoledì 1 dicembre 2010

Alice nel paese delle cartaviglie...

Pubblichiamo la segnalazione del mediometraggio totiano "Alice nel paese delle cartaviglie" comparsa nell'articolo di Corrado Farina, Alice dietro lo schermo, in "LG Argomenti", a. XLVI, n. 2, aprile-giugno 2010, pp. 28-35. Segnalateci eventi e contributi nati sotto il segnodi Toti, saremo felici di comunicarli.
Cliccate sull'immagine dell'articolo per ingrandirlo.

 

mercoledì 17 novembre 2010

Roma di Gianni Toti


A piazza Navona stasera, all'ombra
di carrozze e cosmichiglie
servivano "tartufi" bui e crepuscoli arancion-feroce:
ai tavolini vasti abbastanza per appoggiarvi un dito
archeosignore cullavano i loro passati
dondolando barocche parrucche di porcellana,
bambini dormitanti, esaurite le scariche motorie,
gridìvano di quandinquando per avere conferma
che il mondo continuava a girare nelle vasche,
il sole rotolò (palla perduta da qualche gioco universabile)
giù dalle spalle di un tetto che se ne era stancato,

Roma si crogiolava fra i suoi secoli
continuando a non far nulla assiduamente
perchè i secoli diventassero millenni,
il tramonto era compreso nel prezzo
del gelato e dei cucchiaini scrostati ma non tristi,
stelle gelate cadevano sui piattini e si scioglievano,
la notte salì barcollando su scalini slunari,
si arrampicò avvinghiandosi alla lancia
di pietra del Bernini e guardò giù:

eravamo tutti ugualmente imbalsamati e
forse la neo-aurora si annunciava rumoreggiando
con i carretti del mercato di Fiori del Campo Piazza -
avevamo servito bene i nostri incerti destini romani
e le nostre papille gustative ghiacciando
tutti allo stesso modo,
il nostro cosmico senso di responsabilità e ir-
era stato appagato: prendemmo i nostri sbadigli
preziosi, li chiudemmo fra i denti e scomparimmo
dentro i nostri occhi, davanti
al piccolo-schermo delle palpebre...

da Gianni Toti, "Chiamiamola poemetànoia", Carte Segrete di poesia, Roma 1974 - p. 9.

martedì 9 novembre 2010

Gianni Toti a... "Roma"


Theo Eshetu e Gianni Toti - Archivio La Casa Totiana
Lunedì 1 novembre 2010 Theo Eshetu ha presentato al Festival del Cinema (sezione “L’altro Cinema/ extra”) il film documentario “Roma”. In un trittico di schermi, il videoartista di origine etiope, residente a Roma dal 1982, tratteggia in toni onirici e perturbanti il ritratto di una capitale che riserva scorci fracassoni e misteriosi, atmosfere sacre e profane in commistioni uniche. Al centro di questa elegante sinfonia musicata da Alvin Curran, ecco comparire il profilo di Gianni Toti, intento a guardare con i suoi occhi vispi qualcosa rimasto nel fuoricampo. Si tratta  di alcune riprese risalenti al Capodanno del 2000,  quando - per l'Alba del 2000, così era intitolato l'evento - Eutelsat, Kinema e il CICV di Monbeliard mandarono in onda in tutta Europa in diretta via satellite, per cinque volte,  la VideoPoemOpera "Planetopolis". Toti e la moglie Pia Abelli, lo sguardo verso l'alto, assistevano alla proiezione "planetaria" da Roma, guardandola sui grandi schermi posti davanti al Palazzo delle Esposizioni. In "Roma" Eshetu riprende quelle immagini, le incastona come gemme nel video che dedica alla memoria di Gianni Toti.
 “Roma” - afferma Eshetu - è una sorta di “requiem per lo stato della cultura oggi in Italia”. Un film dedicato “a tutti coloro che oggi combattono per farla rinascere”. Forse un auspicio a sperimentare modi e linguaggi come in tutta la sua vita ha fatto Toti...

In quanto “romano” Gianni Toti è stato anche protagonista di una serata al MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma – organizzata in collaborazione con Marco Maria Gazzano e l’Associazione Culturale Kinema. Il 14 settembre 2010, nella cornice degli originali aperitivi MACRO Video Drink, ha avuto luogo la serata “Generazioni Romane in videoarte” con proiezioni dagli anni Settanta a oggi di Toti, di Eshetu e di Carlo Quartucci, Mario Sasso, Alba D’Urbano, Adriana Amodei, Ida Gerosa, Lino Strangis e Hermes Intermedia.

giovedì 24 giugno 2010

24 GIUGNO 2010

Oggi 24 Giugno 2010, nel giorno della sua nascita, La Casa Totiana ricorda Gianni Toti con una pubblicazione nata appositamente per il web che potete scaricare in formato pdf (circa 13 mb) cliccando il link che segue.  


Pubblichiamo la rivista anche in formato flip-book

martedì 2 febbraio 2010

Silvia Moretti: PRESENTAZIONE/INTRODUZIONE

 Romapoesia film Festival  - 21 novembre 2009  
Viaggio intorno alla camera mentale di Gianni Toti di Silvia Moretti

Qualche parola d’introduzione, qualche nota, se possibile qualche suggestione per plasmare alcune chiavi d’ingresso all’opera di Gianni Toti. 
Anzitutto un ricordo. Una telefonata. Circa quattro, forse cinque anni fa. A un capo della linea Gianni Toti. All’altro la sottoscritta. Lui del 1924, io dell’84. Sessant’anni di distanza. Un consiglio di lettura. Non puoi non leggerlo – mi dice. Sono uscita quel giorno e quel giorno l’ho letto. Si intitolava Viaggio intorno alla mia camera di Xavier De Maistre. Un libricino sottile sottile, commovente, scritto nel 1790, quando De Maistre era costretto, agli arresti domiciliari, a non uscire di casa. La sua camera, attraversata e descritta in lungo e in largo, era il suo universo. 
Gianni Toti, in realtà, ha viaggiato instancabilmente per i quattro angoli del pianeta. Eppure aveva bisogno di ritornare nella sua camera. Aveva bisogno di far ritorno nella sua camera fisica e mentale nella quale aveva collocato i suoi quattro angoli dell’universo. 
Gianni Toti è  stato un poligrafo, pangrafo: scrittore di tutte le scritture. Giornalista sin dagli anni Quaranta, redattore e fondatore di riviste, poeta di numerose raccolte, autore di due pazzeschi romanzi, persino regista di un lungometraggio e di vari mediometraggi. Non basta. La sua è stata una vita vissuta all’insegna della sperimentazione. Dell’anticipo sul pensiero, della liberazione del linguaggio dalle sue trappole. 
A cavallo degli anni Settanta e Ottanta l’ennesimo salto. L’ennesima “poemutazione”. Un nuovo cambio di marcia mentale. Toti scardina la pagina – una pagina che aveva già frullato e non poco sulla carta, messa in movimento con giochi acrobatici e neologismi. La scaraventa nello schermo video. Compie il salto dalla poesia alla videopoesia. Da poeta diventa poetronico: poeta che si esprime attraverso i linguaggi elettronici. 

Il video – mi sono detta guardando le opere che presentiamo questa sera – è a tutti gli effetti la mirabolante camera mentale di Gianni Toti. A voi compiere il viaggio attorno ad essa. 
Solo poche parole su quanto andremo a proiettare.  
Si tratta di canti, danze, grida e denunce planetarie contro le ideologie e il precostituito, in cui la parola - centro e oggetto di riflessioni metalinguistiche nei video precedenti realizzati negli anni Ottanta all’interno del Settore Ricerca e Programmi della Rai- è qui denudata in quanto segno grafico per diventare segno sonoro, pronunciato dallo stesso poetronico. 
Una precisazione, anzitutto. La lingua totiana è un glissando di neologismi, qui soprattutto in francese. Non lo dico per scoraggiare chi il francese non lo sa. Dovrei, altrimenti, scoraggiare anche chi il francese lo sa, tanto le costruzioni verbali totiane sono architetture inedite. Lo preciso per invitarvi a prestare attenzione al contrappunto tra parola e immagine, alla sensibilità sonora che Toti arriva, soprattutto nell’ultima opera, ad elaborare nei confronti delle immagini. In questo contrappunto sta la poesia totiana. 

L’originedite, il primo video ad essere proiettato, risale al 1991. È la prima opera di Toti che si affida completamente ai linguaggi digitali. 
Dall’analogico al digitale, Toti compie letteralmente il passaggio dalla poesia come referto della realtà, alla rifondazione del linguaggio e del suo universo linguistico indipendentemente dalla realtà. 
Toti si interroga sulla formulazione di un linguaggio che riparte dal numero. Ossia da quelle due cifre, lo zero e l’uno, che costituiscono il codice binario, l’alfabeto digitale. Originedite è una parola valigia creata sulla scorta del Lewis Carroll di Alice nel Paese delle meraviglie: è una contrazione che sta per origine inedita. Un origine che chiama in causa un quadro, qui ampliamente trattato: L’origine du monde , l’origine del mondo, di Gustave Courbet, conservato al Musée d’Orsay. Nella nuova era digitale il numero è assunto a organo genitale della creazione. Organo creatore e creativo. L’elettronica, a sua volta, è come la tela di Penelope. Nel video immaginario scientifico e immaginario umanistico si incontrano armoniosamente. Toti guarda soprattutto alla pittura e alla poesia. Da una parte cita il Mallarmé dall’altra Cézanne... quel Cézanne che aveva detto: bisogna fare in fretta se si vuole ancora vedere qualcosa... 

La seconda videopoera si intitola Acà Nada. Acà Nada, da cui Canada, significa letteralmente “qui niente”. I primi cartografi stranieri sopraggiunti nelle terre del nordamerica avevano riferito in patria: “aca nada”... è un canto, questo, particolarmente suggestivo, nel quale Toti si svincola dalle prigioni ideologiche dei falsi scopritori e dei veri conquistatori colpevoli degli olocausti di ieri e di oggi 

Infine: Il trionfo della morte della fine. L’ultima opera di Gianni Toti, realizzata al Centre International de Création de Video, in Francia. L’ultima opera, in realtà, di una trilogia sulle réve-evolution. Un lungo sogno della lotta per la ragione contro i mostri dell’ignoranza e della morte. Una lotta contro le ideologie religionarie e mortifere a partire dal “Trionfo della Morte” affrescato nel campo santo di Pisa da Buonamico Buffalmacco attorno al 1336. 

Come guardare queste opere?  
L’opera è da intendere come camera mentale totiana. L’opera è ingresso e spazio del suo pensatoio. L’opera in video è il luogo in cui l’immaginazione totiana diventa a tutti gli effetti immagine. Assistiamo a questa trasformazione. Le opere sono spazi per porre delle domande sulla visione. Siamo in presenza di uno sguardo interno. Interiore. Rivolto al di dentro. Di uno sguardo immaginoso ad occhi chiusi, eppure lucido, lucidissimo. Mi spiego. 
Prendo in mano il romanzo di Toti Il padrone assoluto edito da Feltrinelli nel 1977. Nessuna trama, in realtà.  È un congegno diabolico, un “ordigno caricato a capsule di intelligenza” ha detto Mario Lunetta. Un impersonaggio, autobiografico fa da protagonista. È un vivibondo: vive la sua lunga morte in diretta. Il padrone assoluto, l’ultimo nemico da annientare, è per l’appunto la morte. L’impersonaggio totiano la vive attraverso la tanatografia – o l’optografia, ossia la scrittura della morte, l’occhio-scrittura. 
Gli dicono: Lei, intanto, si pensi pure tutto. Si racconti. Si scriva. Bastano gli occhi. Palpebre chiuse e aperte. I circuiti reagiscono. Imprimono. È cominciata una storia, se la racconti. Gialla, rossa, tenera o cruenta. Come leggere, sì. Nella camera intensiva, gli impazienti si pazientiscono, si scrivono sulle pagine-schermo, gli impulsi elettrici prima, poi la traduzione, imperfetta si capisce, ma lei può ri-vedere, correggere, ri-.  
Prendo in mano il suo primo romanzo, L’altra fame, del 1971. Un altro personaggio autobiografico che si ritira in un castello per poeti per fare dieta di pensiero. Giovanni Uristen, così si chiama: non vedeva fuori, si guardava dentro. No, non metaforicamente. Si guardava gli occhi, si scrutava le palpebre, si esplorava sotto la rossastra topografia dei capillari lampeggianti sul soffitto-schermo delle pupille.  
Lo schermo delle pupille. Lo schermo palpebra. Sono figure che tornano spessissimo anche nelle poesie totiane. 
Il video esalta gli ingranaggi della creatività totiana su carta. D’altro canto, mi pare impossibile avvicinarsi ai video se non li si fa dialogare con quanto li precede e li contorna. Le chiavi della sua opera hanno il sapore di carta. Toti scrive per pensare. Il suo pensiero si sostanzia di scrittura e di inchiostro. L’elettronica – dice Toti – va alla stessa velocità immaginativa della sua scrittura. Vi faccio un esempio della necessità di ricreare ponti tra gli universi espressivi totiani. 
A partire da l’Originedite, tutte le opere di Gianni Toti tendono ad aprirsi e chiudersi sul nero e a riavvolgersi su se stesse, nel finale, in una visione che è una “ri-capitolazione” alla rovescia. I videolaureati hanno parlato di evocazione del momento che precede la morte, quando tutta la vita ci risovviene visivamente in un istante. Immagine suggestiva, ma non ci basta. Guardiamo al poeta, alla sua scrittura. Scopriremo molte scritture sinistrorse, scritte cioè alla rovescia e un’altra cifra riccorente. Quella di numerare le pagine dei suoi romanzi al contrario. I libri di Gianni Toti iniziano con l’ultima pagina e finiscono co la prima. 
Il rovescio è da intendersi come ribaltamento delle strutture testuali e ideologiche. Il riavvolgimento sta per rottura dell’ordine precostituito di lettura, reversibilità e negazione esclamativa della fine. Nel sovvertimento della posizione dei titoli di testa e di coda, trionfi di testualità tipicamente totiana che sentirete declamati ad alta voce, il poetronico sfoggia il suo breviario di congedo. E si accumulano l’una sull’altra “non fini” e “fini continue”, “fini infinite” e “senza fine” che sospendono il messaggio alla maniera delle pagine “semperpenultime” dei suoi romanzi. L’opera per Toti non nasce mai compiuta. È lì, pronta a scardinare l’ordine precostituito e a offrirsi all’intervento creativo del lettore e dello spettatore. È una pista di lancio per un volo che squarcia il pensabile lasciando scie di nuovi sensi e significati.  
Partiti da De Maistre torniamo a De Maistre. La sua reclusione durò quarantadue giorni. Al termine, scriveva: 

Oggi alcune persone dalle quali io dipendo pretedono di restituirmi la mia libertà. Come se me l’avessero mai tolta! Come se fosse in loro potere togliermela per un solo istante e impedirmi di correre a mio piacere il vasto spazio sempre aperto davanti a me! 

Essi mi hanno proibito di percorrere una città, un punto, ma mi hanno lasciato l’universo intero: l’immensità e l’eternità sono ai miei ordini. 
                                              Gianni Toti avrebbe sottoscritto queste parole. 
                                              Gianni, che scriveva, “... con le ciglia vi parlerò, con il palpito delle tempie... 
                                              Buona visione

                                              martedì 26 gennaio 2010

                                              Spazi creativi: La casa totiana di Silvia Moretti

                                              Quando lo si avvicinava, nelle pause dei festivals, Gianni Toti aveva l’irrefrenabile abitudine di travolgere ogni suo interlocutore in un universo di cui in un baleno scompigliava baricentri di senso e coordinate culturali. In questo spaesamento, però, un punto cardinale rimaneva sempre in vista, il centro nevralgico e più intimo di quella conflagrazione: Via dei giornalisti, 25. Gianni Toti ripeteva più e più volte ai giovani che lo circondavano il suo indirizzo di casa – facendolo seguire tutto d’un fiato dal numero civico. Viadeigiornalistiventicinque – diceva.
                                              Generoso conversatore, il poetronico apriva il suo universo creativo facendo scattare il chiavistello della sua prima opera in fieri. La sua casa. Un agglomerato di stanze tappezzate di scrittura. Sulle pareti, sul soffitto, in bagno e in anticamera. Libri e non solo libri. Manifesti, locandine, foto, oggetti, disegni appesi come in una grande bacheca a segnare gli appuntamenti di una vita. La casa come il suo pianeta da sfogliare, il planetoti che ha ritratto Sandra Lischi nel video Planetoti notes (1994).
                                              Il 15 maggio 2009, a due anni dalla scomparsa del poetronico, La casa totiana ha riaperto le porte. Ha spostato semplicemente il campanello d’ingresso a un nuovo indirizzo, con numero civico annesso. Via Ofanto, 18. Roma. Pia Abelli, la moglie, ha ricostruito la biblioteca, la videoteca e l’archivio di Toti insieme a compagni, studiosi, artisti italiani e stranieri che hanno fondato l’omonima associazione culturale La casa totiana.
                                              Gianni TotiLa casa totiana 1la casa totiana 2
                                              ’operazione di trasloco si è rivelata una felice metafora. Un trasporto, cioè, letteralmente. Un trasporto che porta con sé nuova forma e nuovo significato: uno spostamento che è insieme riscoperta di ciò che è e apertura a ciò che potrà essere. I locali di via Ofanto sono spazi, ampli e attrezzati, il cui perimetro è segnato dagli oltre venticinquemila volumi posseduti e sfogliati da quell’artista onnivoro. Una stanzina – l’archivio – è scolpita dalle agende infittite dalla sua poesia quotidiana, dai suoi progetti letterari e cinematografici, editi e inediti, dalla corrispondenza che ha intrecciato con il suo secolo. Oltre agli scaffali, le pareti sono punteggiate da alcuni dipinti della prima moglie, la pittrice näif Marinka Dallos (altre sue opere sono raccolte nel vicino istituto primario “Lante della Rovere”); dagli oggetti raccolti negli innumerevoli viaggi nei quattro angoli dell’universo e dalle fotografie che impressionano gli scatti della sua vita sempre in movimento. Toti e Zavattini, Toti e Che Guevera, Toti e Còrtazar. Toti e... In questi puntini di sospensione, puntini che tanto spesso lasciava in calce alle sue poesie e videopoesie, sta la natura della casa totiana. Luogo che sì, si offre all’attenzione degli studiosi totiani letterati o video-laureati, ma che nasce per farsi attraversare creativamente, cavalcando nuovi linguaggi.
                                              Una prima risposta a questa sperimentazione sono stati i “ProTotipi”, tre letture creative del modo e del mondo poetico totiano realizzate da alcuni allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (corso “Cinema e realtà”, prof. Daniele Segre).
                                              Insieme alle ultime VideoPoemOpere totiane, i “ProTotipi” saranno proiettati il 21 novembre 2009 all’interno del Romapoesia Film Festival.

                                              mercoledì 13 gennaio 2010

                                              Le dino et le bebesaure (part I et II)

                                               Dal sito www.cinemautonome.org  la performance e la discussione di e con Gianni Toti realizzata il 14 novembre 1992 in compagnia e con l'aiuto di Jean Françoise Neplaz, cineasta e videoartista francese.

                                              Le dino et le bebesaure (part I) - 11'32''


                                              Le dino et le bebesaure (part II) - 20'30''

                                              domenica 10 gennaio 2010

                                              L’AMI TOTI di Marc Mercier

                                               Le 8 janvier 2007 est mort le grand poète électronique Gianni Toti. Sa voix, son regard, ses images, ses colères, son rire, ses malices, résistent au temps qui passe. Il manque tout de même terriblement à ceux qui l’ont aimé. Sa femme, Pia Abelli, et de nombreux amis du poète ont ouvert à Rome la Casa Totiana, pour que sa mémoire demeure toujours vivante : http://www.lacasatotiana.it/ De notre côté, en 2009, nous avons projeté certains de ses vidéopoèmes à Ramallah (Palestine) en mai, à Nha Trang (Vietnam) en juin et à Alexandrie (Egypte) en décembre. A une époque (juillet 2009) où en France (Montreuil), la police n’hésite pas à crever l’œil d’un cinéaste à coup de flashball, il est grand temps de rassembler toutes nos forces acharnées et acharnistes pour poétiser à outrance nos désirs de liberté : à l’initiative  de Nicole Brenez et Nathalie Hubert, jusqu’au 20 janvier 2010, des artistes réalisent chacun un court film pour que triomphe la dignité humaine : http://www.mediapart.fr/content/flashball-et-rafale-dimages Gianni Toti aurait aimé cette initiative. La poésie est une arme chargée de futur. Nous remercions tous ceux qui nous ont accompagnés cette année ici et ailleurs, publics, artistes, partenaires, amoureux, révoltés, jardiniers, rêveurs, résistants, irrésistibles rieurs et les autres… Nous vous souhaitons une année joyeuse, tendre et passionnée.
                                              Marc Mercier (Instants Vidéo Numériques et Poétiques)

                                              TOTI OUR FRIEND
                                              The great electronic poet Gianni Toti died on the 8th of January 2007. His voice, his glance, his images, his rage, his laugh, his mischievousness, are resisting to the time going. But he is missing so much to the ones who loved him. His wife, Pia Abelli, and some other friends of the poet, opened in Rome the  Casa Totiana, in order to keep his memory alive : http://www.lacasatotiana.it/ In 2009, we screened some of his vidéopoèmes in Ramallah (Palestine) in May, in Nha Trang (Vietnam) in June and in Alexandria  (Egypt) in December. At a time when in France ((July 2009, Montreuil), the police does not hesitate to use a flash-ball, putting out a filmmaker's eye, there is a matter of urgency to gather together our fierce strengths and to poetise as much as possible our desires of freedom. Nicole Brenez and Nathalie Hubert asked some artists to realise a short film in order to win recognition for human dignity : http://www.mediapart.fr/content/flashball-et-rafale-dimages Gianni Toti would have loved this initiative. Poetry is a weapon loaded with the future. We would like to thanks you for being with us last year, here and there, audience, artists, partners, lovers, fighters, gardeners, dreamers, irresistible laughers... We wish you a happy new year, full of tenderness and passion.
                                              Marc Mercier (for Les Instants Vidéo Numériques et Poétiques)